sabato 3 settembre 2016

Introduzione


Consulta le sezioni del sommario per scoprire parole, proverbi e modi di dire in dialetto aretino. Puoi anche effettuare ricerche con la casella in alto a sinistra e lasciare commenti se lo desideri.

Mario Palazzini

    Fino a sessanta anni fa l’economia aretina era quasi esclusivamente agricola: soltanto in città era presente qualche piccola industria e per lo più a livello artigianale. La mezzadria, che era il sistema di conduzione della terra più diffuso, richiedeva che tutti i membri della famiglia fossero impiegati nel fondo, dato che ancora il lavoro era fatto quasi  per intero a mano o con il solo aiuto dei buoi. Per questo motivo la scolarizzazione dei minori del contado era ancora poco diffusa ed anche gli adulti avevano contatti sporadici con la città, soprattutto in occasione di mercati o fiere.

      Non molto diversa era la condizione culturale dei cittadini a causa della povertà  piuttosto diffusa. A tutto ciò va aggiunto che i mezzi di comunicazione di massa non avevano la diffusione odierna. Questo spiega perché nel secondo dopoguerra il dialetto fosse piuttosto florido, sia per le peculiarità fonetiche che lessicali. A partire dagli anni sessanta le condizioni economiche hanno cominciato a migliorare fino a sfociare nel cosiddetto boom economico che ha via via innalzato il tenore di vita della società aretina. Con il diffondersi delle industrie molta popolazione del contado si è trasferita in città e, a causa dell’aumento generalizzato della ricchezza e della conseguente scolarizzazione, ha avuto un impulso sempre più crescente l’insegnamento della lingua italiana a scapito del dialetto: gli insegnanti infatti correggono sia quelli che sono ritenuti difetti di pronuncia che il vocabolario vernacolare usato dallo scolaro. 

     Se diamo uno sguardo ai due dizionari più noti del dialetto aretino, quello di F. Redi e quello di R.L. Billi, ci accorgiamo di quanti vocaboli si sono persi negli ultimi decenni. L’aretino, comunque, anche se un po’ mutilato, ancora sopravvive.

Metodo di lavoro.

    L’aretino è un vernacolo piuttosto complesso poiché comprende aree geografiche molto diverse per motivi di costume, di economia, di cultura, di storia che hanno lasciato la loro impronta nei parlanti. Per fare anche una piccola disamina delle zone in cui è diffuso, occorrerebbe distinguere almeno tra la città, la Piana di Arezzo, il Casentino, il Valdarno, La Valdichiana, la Valcerfone, dove, pur mantenendosi le caratteristiche di base del vernacolo aretino, si riscontrano anche molte peculiarità locali e nella fonetica e nella morfologia del lessico.

    Questa indagine si occuperà perciò di cogliere ed evidenziare i fenomeni più persistenti e più comuni nella maggioranza dei parlanti. A questo scopo il lavoro è stato diviso in varie parti che comprendono una veloce disamina sulla fonetica e sulla morfologia aretina, un dizionario esemplificativo e una raccolta di alcuni proverbi e modi dire. La ricerca è basata per lo più su indagini dirette sui parlanti (si ringraziano perciò tutti coloro che, inconsapevolmente, hanno collaborato alla stesura di questo volumetto) e su una essenziale bibliografia relativa a scritti, manuali, opere varie dell’italiano, dell’aretino e dei dialetti toscani  con i quali l’aretino ha maggiore attinenza.

    Per quanto riguarda il dizionario, per tutti i termini si è indicata la pronuncia (vedi tavola dei simboli), si  è cercato di risalire all’etimologia e quindi al significato originario, per alcune parole significative si sono evidenziati i vari passaggi che hanno portato al vocabolo attuale e alle loro diversità rispetto all’italiano letterario.

    Per quanto concerne i proverbi e i modi di dire che ancora oggi sono abbastanza radicati sul territorio, si è preferito citarli nella loro forma tradizionale, più strettamente aretina. L’opera non nasce con l’intendimento di un trattato scientifico, ma di costituire solo un piccolo aiuto per capire meglio il dialetto che stiamo parlando, perciò si è cercato, per quanto possibile, di non essere troppo tecnici e di semplificare le varie problematiche che si affrontano quando si disserta di lingue o dialetti.